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25 maggio 2020
4 e 5 Scientifico: fare architettura nel XXI secolo
Fare architettura nel XXI secolo. Ne hanno parlato giovedì 21 maggio 2020 i ragazzi delle classi 4 e 5 Scientifico con Jacopo Mascheroni, fondatore e titolare della
JM Architecture di Milano, giovane architetto affermato a livello internazionale. Ma cosa vuol dire progettare e realizzare un’architettura? Vuol dire
«creare un’opera di qualità che duri e viva nel tempo, usando quindi i migliori sistemi presenti sul mercato, senza cadere nel banale… Vuol dire passare dopo anni davanti ad una tua creazione e scoprire che è sempre lì, bella ed efficiente e provare una forte emozione». La dedizione, il lavoro in team, il confronto con il cliente, con le amministrazioni locali, con le varie figure professionali e artigianali, portano alla creazione di opere che l’architetto ha mostrato e spiegato ai ragazzi facendo emergere la passione che sostiene e spinge a fare sempre di più. Passione che è nata sui banchi di scuola, con le stesse incertezze per il futuro che stanno vivendo i nostri alunni del quinto anno. Passione maturata con le esperienze all’estero, prima a Parigi poi a San Francisco e a New York, che hanno sviluppato la capacità di vedere oltre, confrontandosi con culture diverse.
Da dove nasce lo stile di un architetto? «Senz’altro dal percorso di studi e dalle esperienze fatte, ma occorre pensare sempre a qualcosa di nuovo, di non scontato, non fermarsi alla prima idea, perché ci sono infinite soluzioni da esplorare».
Come si affrontano i limiti di una progettazione? «L’importante è non cadere nel banale, affrontare i vincoli e le difficoltà in modo intelligente, mantenere la concentrazione e non perdere di vista l’obiettivo finale: consegnare un edificio che viva nel tempo e che esprima la tua idea creativa, da difendere fino in fondo».
Cosa consiglia ai ragazzi che tra breve intraprenderanno gli studi universitari? «Sfruttate il più possibile gli anni dell’università, studiate, imparate, viaggiate, confrontatevi con culture diverse, fate esperienze lavorative, non perché siete obbligati, ma per il piacere di scoprire il mondo del lavoro, spingetevi oltre lo stretto necessario delle ore di pratica imposte dai piani di studi, e inseguite le vostre passioni».
Grazie, architetto, per il tempo che ci ha dedicato e per averci fatto viaggiare da Jesolo a Bali, da Lugano a Bolzano, dalla Spagna allo Stadio Meazza di Milano in una sequenza di immagini mozzafiato che ci hanno incuriosito ed emozionato, immergendoci per due ore nel mondo dell’architettura di qualità del XXI secolo.
Marco Benedetto
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