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10 settembre 2025
…la Congregazione varca l’oceano - Quindicesima Tappa
Fin dall’aprile del 1951, tramite monsignor Albino Mensa, pinerolese a servizio degli emigrati in Argentina, l’Amministratore dell’AMPARO MATERNAL di Buenos Aires era in trattative con la Congregazione delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo, al fine di ottenere le suore per la direzione dell’opera. Molte difficoltà, sorte a più riprese, protrassero la partenza all’aprile del 1952.
In seguito ad una loro domanda scritta, furono scelte dal Consiglio Generalizio le seguenti suore: suor Agnesina Fillia, superiora, suor Arcangela Santorelli, suor Piera Roggia, suor Charitas Gianre, suor Beniamina Simionato, suor Bruna Longo che si prepararono per la nuova missione con un corso di Esercizi Spirituali, al termine dei quali ricevettero il crocifisso e la solenne benedizione di Monsignor Binaschi che diede lettura del telegramma con cui il Santo Padre inviava l’Apostolica
Sua Benedizione ad ogni suora in particolare ed alla Congregazione. Indimenticabile fu il giorno della partenza dal porto di Genova con la nave “Anna Costa”: era il 19 aprile 1952. Il primo gruppo di missionarie varca l’oceano portando con sé la cara effigie della Madonna delle Grazie, amata da tutta la Congregazione e prezioso dono di mons. Gaudenzio Binaschi.
Dopo 17 giorni di navigazione, precisamente l’8 maggio, l’Anna Costa entra nel porto di Buenos Aires, accompagnata dal suono delle campane i cui rintocchi festosi onorano la Madonna di Lujan, patrona dell’Argentina. Esse furono chiamate al servizio dell’Amparo Maternal, un’istituzione che accoglieva e sosteneva mamme con bambini piccoli in difficoltà.
Essa era sorta in un modo particolare, grazie ad una signora, Sarah Hernandez de Silley, che, emozionata di fronte al disperato dolore di una ragazza madre che stava per essere separata dal suo bambino, pensò dapprima di affittare un alloggio per ospitare giovani con lo stesso problema e poi di far costruire una parte del complesso attuale.
Tuttavia le giovani mamme, adolescenti e perfino ragazzine, tutt’altro che facili da gestire, erano abbandonate a se stesse a causa dell’incoscienza e dell’indifferenza del personale che avrebbe dovuto occuparsene.
Le nostre consorelle hanno conosciuto e affrontato innumerevoli difficoltà: carenza di mezzi materiali, di viveri, di mobilio. Spesso l’aumento notevole delle ospiti le costringevano a chiedere l’elemosina, sfruttando le prime frasi della lingua locale imparate proprio per quello scopo. Un forte appoggio fraterno e materiale venne loro dalle attente e delicate suore di Sant’Anna, che le aiutarono anche nell’apprendimento della lingua.
Le ragazze dell’Amparo, creature frustrate e disprezzate, quando seppero dell’arrivo delle suore, si vergognarono di non saper pregare e ogni giorno si radunavano per imparare almeno qualche preghiera. In seguito incominciarono a recitarle fervorosamente perché la nave sprofondasse e le suore non arrivassero! Le esperienze dolorose da loro subite le rendevano ostili e succubi di infondate paure… Invece la nave fece un percorso insolitamente sereno e senza burrasche. Ben presto però le giovani si sentirono comprese, amate, rispettate, educate con bontà e pazienza, senza castighi né filo spinato che le faceva sentire prigioniere e, a loro volta, corrisposero con affetto e docilità alle premure di cui erano oggetto. Motivo di grande gioia, di sicurezza, di speranza era per loro vedere di quale squisita tenerezza erano circondati i loro frugoletti, molti neonati, tanto bisognosi di attenzioni che certe mamme-ragazzine, spensierate ed irresponsabili, non erano capaci di donare.
Intanto molte persone, sensibili a quei problemi, si prodigavano assiduamente per rendere bella e confortevole la vita di quel piccolo e difficile mondo. La dedizione amorosa delle suore ebbe come risultato il graduale ricupero e il positivo inserimento nella società e nel mondo del lavoro di povere creature deluse, ingannate, sfruttate, diffidenti ed emarginate, nonché la loro formazione religiosa, visibile nel cambiamento di vita e nella richiesta dei Sacramenti, in particolare del Battesimo.
RICORDARSI DEI BROTECITOS (suor Antonietta)
Il 7 dicembre 1957 altre tre suore partirono per l’Argentina: suor Matilde Giordano, professa, suor Amedea Valsania e suor Rosetta Ciaghi, ancora novizie. Il 27 febbraio 1958 venne aperta una casa nella località di “Villa Soldati” in Buenos Aires, a cui venne dato il nome di “La Pouponnière”. L’opera era sovvenzionata da una associazione di dame di beneficenza francesi e aveva come finalità di lavorare per il bene dei piccoli, in un Giardino d’infanzia chiamato Guarderia de niños e in un consultorio medico per lattanti.
La prima comunità venne formata da suor Matilde e suor Piera, aiutate da una ragazza portata dall’Amparo Maternal. Oltre ai numerosi bambini, le suore desideravano avvicinare la gioventù femminile del rione, perciò diedero inizio ad un laboratorio bisettimanale dove le ragazze imparavano a cucire ed erano stimolate a frequentare l’oratorio e a partecipare alla Messa domenicale.
L’11 ottobre dello stesso anno venne aperta una cappellina interna dedicata alla Sacra Famiglia e aumentato lo spazio di accoglienza dei bambini.
Il 17 aprile 1959 suor Agnesina Fillia, ora superiora generale, visitò l’Argentina, accompagnando suor Benvenuta Dal Lago per la Pouponnière e Suor Eurosia Polliotto e Suor Giampiera Casetta per l’Amparo Maternal.
Il 6 maggio 1961 nella casa della Pouponnière si eresse il Noviziato per l’Argentina, con Suor Matilde Giordano maestra delle novizie. La prima suora argentina che fece la Professione temporanea a Buenos Aires fu suor Maria Josefina della Divina Provvidenza, al secolo Maria del Carmen Bravo, il 21 dicembre 1963.
Altre 4 suore partirono per l’Argentina il 16 gennaio 1967: Suor Serena Musso, suor Annalaura Novo, suor Rinangela Pairotto e suor Maria di Fatima Valsania. Nel mese seguente Suor Piera, suor Giampiera, suor Rinangela e suor Maria di Fatima iniziarono la missione a Jovita, nella provincia di Cordoba, inaugurando l’Hogar estudiantil San Josè. Questa opera aveva lo scopo di ospitare le fanciulle e le giovani provenienti dal campo e dai paesi vicini, desiderose di frequentare le scuole nazionali (elementari e medie) che sorgevano nel capoluogo. Nell’Hogar, realizzato dal parroco, funzionava anche un Giardino d’Infanzia e si tenevano laboratori di taglio, cucito, ricamo.
Nel 2017, per celebrare solennemente i 60 anni di permanenza delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo, fu inaugurata una piazzetta con un monumento a loro dedicato e anche una strada che porta il nome della Congregazione. La comunità sarà chiusa nel 2020.
Nel marzo 1969 venne acquistato in Buenos Aires un piccolo funzionale edificio, che divenne la Casa Regionale, assai adatta per offrire alle Suore la possibilità di giornate di ritiro e di riposo e per accogliere giovani in formazione o desiderose di fare un’esperienza di vita religiosa.
Il 14 marzo 1969 arrivò dall’Italia di suor Annunziata Pelassa, destinata alla scuola materna della Pouponnière, e il 20 ottobre seguente altre due missionarie vennero ad aggiungersi: suor Antonietta La Grotteria, destinata alla Pouponnière, e suor Giampaola Silipo per l’opera dell’Amparo.
Nel 1985 suor Rinangela e suor Annalaura iniziarono un’opera di avanguardia a General Belgrano, nello stato di Formosa, ai confini col Paraguay, nella zona del tropico del Capricorno, attraversata da enormi fiumi ricchi di acqua e veicoli di commercio, legale e illegale. General Belgrano, in particolare, è un paese rurale, formato da un centro e da numerose colonie sparse nella pianura, in cui prevaleva la coltivazione del cotone. Terra di missione per le suore fu pure Misiòn Tacaaglée, con centro urbano e colonie e un esteso villaggio di aborigeni Tobas.
In questa comunità le suore portarono avanti un’opera di promozione umana e di evangelizzazione: formazione di catechisti, animazione delle celebrazioni liturgiche, missioni con e per il popolo, visita ai carcerati, corsi di cucito e ricamo per ragazze e donne, doposcuola e tempi ricreativi per i bambini. In collaborazione con la Caritas accompagnarono famiglie e persone indigenti. La loro casa fu sempre un punto di riferimento per tutti! Con grandissima pena la comunità chiuse l’attività nell’aprile del 2017, lasciando molto rimpianto tra la gente che ricordava il loro fraterno e prezioso servizio di ascolto, di consiglio, di aiuto spirituale ed economico.
Intanto, nel febbraio del 2007, venne aperta la comunità Madre Esperanza di Clorinda come casa di formazione, con suor Savina Manassero, suor Julia Bosquero e suor Giampaola Silipo. È questo un paesone di confine col Paraguay di circa 90.000 abitanti, costituito da una parte commerciale ricca e da barrios-villas miseria i cui abitanti sono per la maggior parte senza lavoro fisso e cercano di sbarcare il lunario con quello che capita: manovali, giardinieri, pescatori, aiuto nei
supermercati… Anche i bambini collaborano andando a raccogliere cartoni, ferro e plastica nella discarica pubblica. Il narcotraffico con tutti i suoi derivati è all’ordine del giorno. Le sette pullulano e la gente corre là dove la Chiesa cattolica è assente o poco viva. Alle suore fu affidato il barrio “29 de septiembre” con la missione di essere una presenza di Chiesa. Esse visitano le famiglie, preparano i catechisti, celebrano le liturgie della Parola, consigliano, accompagnano, consolano…
Con la Caritas diocesana e con la collaborazione di laici seguono bambini e ragazzi di strada. La missione evangelizzatrice delle suore si estende anche ad altri barrios limitrofi. Facendo parte dell’équipe della pastorale giovanile, organizzano ritiri spirituali, incontri missionari e formativi dei giovani. Una suora è pure inserita nella pastorale carceraria e visita settimanalmente i carcerati in una commissarìa e in un penitenziario; un’altra suora insegna in una scuola terziaria del Collegio “San José”.