In preparazione alla solenne celebrazione del bicentenario della Congregazione delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo, desideriamo ricordare alcune tappe significative di questa lunga e proficua storia di vita religiosa.
Attraverso episodi ed aneddoti curiosi e poco noti, vogliamo che tutti possano ricordare con gratitudine e accompagnare con la preghiera il cammino odierno delle nostre suore.
Prima tappa:
È l’11 novembre 1825: tre Suore di San Giuseppe, provenienti da Chambéry, arrivano nella terra pinerolese. La loro famiglia religiosa è nata in Francia, dal cuore del padre gesuita Jean Pierre Médaille, a Le Puy en Velais nel 1650. Il «Piccolo Disegno» (così il fondatore chiamò la nuova congregazione) è nella Chiesa e per la Chiesa un carisma di comunione, segno dell’Amore di Dio, in spirito di umiltà e di piccolezza evangelica. Così scrive padre Médaille nel testo fondativo, la “Lettera Eucaristica”: «Piaccia alla bontà divina che noi possiamo contribuire, sia pure come debole strumento, a ristabilire nella Chiesa la totale unione delle anime in Dio e con Dio».
A Pinerolo, in vescovado, le attendeva monsignor Pierre Joseph Rey che le aveva chiamate dalla Francia per aprire una comunità che si dedicasse all’educazione e all’istruzione delle ragazze povere, alla cura dei malati e dei più bisognosi. Madre Saint-Jean Marcoux, su insistenza del vescovo, aveva accettato di inviarle come missionarie e le aveva benedette, pur con un po’ di reale preoccupazione. Le tre giovanissime suore sono: Speranza Vaudey, che ha 18 anni e proviene da Les Chapelles in Tarantasia, e che viene scelta come superiora della piccola comunità; Pelagia Bonnet (19 anni), che proviene da Chambéry; Febronia Devarnaz-Gros (21 anni), nativa di Chêne, che pochi mesi dopo tornerà alla Casa del Padre, primo sacrificio per la nuova missione.
Non è stato sicuramente facile per loro l’inserimento nella cittadina di Pinerolo, che si trovava allora in condizioni di grande povertà, a tutti i livelli, provata anche da divisioni interne e dai fermenti del Risorgimento. Le tre suore non conoscevano, se non sommariamente, la lingua italiana, né tantomeno il dialetto piemontese. Lontane dalla loro terra, dagli aiuti e dagli affetti, ricche solo di giovinezza e senz’altro del grande desiderio di portare Cristo e far rivivere la fede e la speranza nei cuori delle persone, soprattutto di quelle più povere.
Suor Claudia Frencia e Suor Mariarita Bollati